Quando aveva dodici anni, Georgia O’Keeffe decise che voleva fare la pittrice, ispirata dalla vastità del paesaggio del Wisconsin e dei suoi colori. Fino alla morte a 98 anni, osannata come la “madre del modernismo americano”, l’artista rimase fedele ai suoi amori originali: il paesaggio e il colore.
Nel 1916 fece il suo debutto in una mostra a New York, alla galleria 291 del celebre fotografo Alfred Stieglitz che sarebbe poi diventato suo marito e promotore.

Tate Modern in occasione del centenario della prima mostra della O’Keeffe dedica una grande retrospettiva di quella che è considerata la grande artista americana del Ventesimo secolo, ma che in Europa non ha mai avuto una grande mostra a lei dedicata.
E’ una retrospettiva ma anche un ripensamento: la mostra della Tate ha l’obiettivo dichiarato di liberare l’opera della O’Keeffe dalle pesanti interpretazioni della critica dell’epoca e permettere ai visitatori di guardare i suoi quadri come lei li aveva concepiti.

Senza titolo

Secondo Tanya Barton, direttrice della mostra, sono profondamente sbagliate sia l’interpretazione “freudiana” che ha visto nelle immagini soprattutto di fiori della O’Keeffe riferimenti all’anatomia femminile, sia l’interpretazione delle femministe che tentarono invano di reclutarla tra le militanti di un’iconografia al femminile.
La Barton sottolinea che basta leggere quanto la O’Keeffe stessa ha scritto per capire che i suoi interessi erano altri, e che l’artista era profondamente frustrata dall’ossessione monomaniacale dei critici. “Chi legge simboli erotici nei miei quadri in realtà parla degli affari suoi,” scrisse.
I quadri di fiori che tanto la resero famosa e fraintesa erano stati concepiti per attirare l’attenzione sulla loro bellezza, ingigantendo l’immagine per enfatizzare le loro forme, prendendo in prestito dalla fotografia l’idea dello zoom.

“Nessuno guarda davvero un fiore perché sono così piccoli, – scrisse. – Allora mi sono detta dipingo un fiore ma così grande che anche i frettolosi abitanti di New York lo noteranno.”

Il percorso cronologico della mostra, dal 1915 al 1963, e la sequenza di 115 quadri permettono di capire quali fossero le intenzioni e gli obiettivi dell’artista. La fonte di ispirazione inesauribile è sempre stata la natura in senso lato, dalle nuvole in cielo ai fiori recisi in un vaso, dalle maestose montagne del New Mexico ai teschi di cavallo e di bufalo sbiancati dal sole, dall’arido sconfinato deserto al letto di un fiume visto dall’alto.
Altra fonte di ispirazione è la musica: dopo avere letto gli scritti di Kandinsky la O’Keeffe cercò di tradurre i suoni in immagini, forme astratte e colori. Cinquant’anni dopo il suo debutto come pittrice, dopo la lunga fase dei paesaggi, dei fiori e delle nature morte, l’artista tornò all’astrattismo delle origini, all’essenzialità dell’immagine, all’interesse per la forma pura.
La mostra della Tate è una rivelazione per gli occhi, per i sensi e per la mente. E’ anche un’occasione unica di vedere quadri che sono o in musei negli Stati Uniti o in collezioni private. Nessun museo o galleria britannica possiede un’opera dell’artista americana. “Gli uomini dicono che sono la migliore pittrice donna, – scrisse la O’Keeffe. – Io penso di essere uno dei migliori pittori.”

Georgia O’Keeffe
6 luglio – 30 ottobre 2016
Tate Modern, Londra

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