Plautilla Bricci, Vascello - Prospetto longitudinale, 1663 (Roma, Archivio di Stato)

Plautilla Bricci, Vascello – Prospetto longitudinale, 1663 (Roma, Archivio di Stato)

Plautilla Bricci

Nel clima sessuofobico instaurato dalla Controriforma, e particolarmente avvertito nella Roma Seicentesca, la condizione femminile divenne molto difficile e l’educazione femminile decadde notevolmente, poiché si riteneva socialmente inutile o addirittura dannosa l’immagine della donna colta. La Roma di quei secoli era dominata artisticamente da uomini di grande e indiscussa fama ed ingegno ma, in realtà, la presenza delle donne nella pittura, nella scultura e nell’architettura nel XVI, XVII e XVIII secolo era un fenomeno più frequente di quanto si pensi. In quegli anni vissero e operarono a Roma grandi artiste come Artemisia Gentileschi e Plautilla Bricci, emblemi della pittura al femminile, ma anche della rivalsa del ruolo delle donne nella società. Plautilla Bricci, in particolare, in assoluto la prima “architettrice” del mondo occidentale, con le sue opere realizzate a metà del seicento, raggiunse una fama equivalente a quella degli artisti contemporanei.

Chiesa degli Artisti - Pala

Plauttilla Bricci – Chiesa degli Artisti – Pala – Dopo il restauro del dipinto, nella Chiesa degli artisti in piazza del Popolo, scoperto l’autore dell’opera

 

Figlia di Giovanni e di Chiara Recupita, nacque a Roma il 13 ag. 1616, nella parrocchia di S. Lorenzo in Lucina. Pittrice e architetto, fu membro dell’Accademia di San Luca (si ignora la data precisa della sua ammissione). Non si hanno notizie circa la sua formazione artistica, ma va notato che suo padre viveva in un ambiente di pittori, allievi del Cavalier d’Arpino (Cartari, vol. 115).

Il nome della B. si incontra spesso associato a quello di miniatrici di fama, quali Anna Angelica Allegrini e Maddalena Corvini; non risulta tuttavia dalle fonti che ella stessa abbia praticato quest’arte; viene confusa forse con Polissena Nelli, badessa nel convento di S. Caterina a Firenze col nome di suor Plautilla, miniatrice e pittrice.

Secondo il D’Armailhacq, la B. era amica della pittrice suor Maria Eufrasia della Croce, sorella dell’abate Elpidio Benedetti – agente del Mazzarino, poi del re di Francia a Roma – dal quale le furono affidati i due importanti lavori cui deve la fama. Fu infatti, con il fratello Basilio, architetto della villa Benedetti (poi Mancini, poi Giraud), sulla via Aurelia presso la porta S. Pancrazio, denominata, per la sua forma, il Vascello.

Secondo il Cartari (vol. 123), la prima pietra fu posta nel 1663, data di cui farebbe fede l’iscrizione di una lamina di piombo collocata nelle fondamenta. La villa fu molto danneggiata nel 1849, durante l’assedio di Roma, e non ci è possibile giudicare la ricchezza e l’originalità dei motivi architettonici, se non dalla dettagliata descrizione fatta dallo stesso Benedetti, sotto lo pseudonimo di Matteo Mayer (cfr. anche un disegno di D. Amici delle rovine nel 1849, conservato a Roma, Gabinetto naz. delle stampe, in E. Beltrame-Quattrocchi e S. Lazzaro Morrica, Disegni dellOttocento [catal.], Roma 1969, pp. 66 s.). La B. partecipò anche alla decorazione interna della villa, accanto a Pietro da Cortona, F. Allegrini e Gian Francesco Grimaldi. A lei si dovevano un affresco rappresentante la Felicità circondata da figure allegoriche, “nella volta del timpano” (Mayer) della Galleria, e la pala d’altare della cappella, con l’Assunzione della Vergine, che non sono giunti fino a noi.

Nel 1664 (D’Armailhacq) Pabate Benedetti incaricò la B. di decorare la cappella di S. Luigi (terza a sinistra), nella chiesa di S. Luigi dei Francesi.

Secondo una lettera del duca d’Estrée, datata 16 ag. 1672, la decorazione della volta sarebbe stata terminata prima del solenne servizio funebre per Anna d’Austria (1666); ma i lavori furono ripresi soltanto dopo il 1672. Un’iscrizione murata nel lato destro e il diario del Cartari del 25 agosto ci indicano che la cappella fu inaugurata nel 1680. Questa cappella è la più ricca della chiesa, con marmi policromi, dorature e un panneggio di stucco azzurro con motivi di gigli d’oro che ne incornicia l’ingresso; è della B. anche la pala d’altare con S. Luigi; ma si tratta di un’opera alquanto fredda e convenzionale che contrasta con la fantasia di cui l’artista diede prova nelle sue realizzazioni architettoniche.

Un’altra opera, in collaborazione con il fratello, le viene attribuita da E. Bernich: la sistemazione del palazzo Testa-Piccolomini a Montecavallo (attualmente via della Dataria, 22) effettuata presumibilmente dopo il 1670. Una graziosa decorazione con gli stemmi dei Piccolomini orna le finestre del piano nobile e la parte inferiore del cornicione.

Giacomo Albano Ghibbesio cita nel testamento (Cartari, vol. 63, f. 294v) le due portiere dipinte con le sue armi dalla “virtuosissima” Plautilla, su disegno di Pietro da Cortona, e ciò testimonia ancora una volta i legami fra i due artisti.

Nel 1677 l’abate Benedetti donò alla B. l’usufrutto a vita di una casa da lui fatta costruire sulla strada che conduce a S. Francesco a Ripa, legata a S. Luigi dei Francesi (Arch. des Pieux établissem. …, vol. 36, 10 ag. 1677). Poiché queste disposizioni vennero rinnovate nel testamento del 1690 (Archivio di Stato di Roma, 30 not. cap., uff. 30, vol. 306), se ne arguisce che la B. viveva ancora in quell’anno.

Non risulta invece fin qui in alcun documento che la B. avesse preso il velo (Thieme-Becker), benché il D’Armailhacq affermi che concluse la sua vita in un convento. Secondo lo Zani, la B., “monaca”, morì dopo il 1700.

Fonti e Bibl.: Roma, Arch. del Vicariato, S. Lorenzo in Lucina,Lib. bapt., IX, 1614-1633, f. 70r; Ibid., Arch. dell’Acc. di S. Luca, vol. 42a, ff. 43r, 86v; vol. 69, n. 296, p. 9; Ibid., Archives des Pieux établissements Français de Rome et de Lorette, vol. 36, Lib. decret. congr. S. Ludovici, 23 maggio, 10 e 21 ag. 1677; Archivio di Stato di Roma, CartariFebei, vol. 63, f. 294v; vol. 87, f. 254r; vol. 115, ff. 231-236; vol. 123, f. 117r; Ibid., 30 notai capitolini, ufficio 29, vol. 182 (1663, terza parte), ff. 380-406; vol. 186 (1665, prima parte), ff. 446-463; uff. 30, vol. 306 (1690, terza parte), f. 479v; M. Mayer [E. Benedetti], Villa Benedetta, Roma 1677, pp. 4 s., 62, 94-96; P. Mandosio, Bibliotheca romana…, I, Roma 1682, p. 307; F. Titi, Ammaestramento…, Roma 1686, p. 126; G. P. Erico, Villa Benedetta, Augusta 1695 (riproduzione testuale del Mayer con qualche pagina di aggiunte); P. A. Orlandi, Abecedario pittorico, Bologna 1704, p. 328; F. Baldinucci, Notizie de Professori del disegno…, VI, Firenze 1728, p. 615; P. Zani, Encicl. metodica… delle belle arti, I, 5, Parma 1820, p. 49; M. Missirini, Memorie… della Romana Accad. di S. Luca, Roma 1823, p. 462; A. Nibby, Roma nellanno 1838. Parte seconda moderna, Roma 1841, p. 936; A. D’Armailhacq, Léglise… de St. Louis des Français, Roma 1894, pp. 70, 274-276; Correspondance des direct. de lAcad. de France à Rome…, VI, Paris 1896, p. 380 (16 ag. 1672, lettera del duca d’Estrée); E. Bernich, I palazzi di Roma,il palazzo TestaPiccolomini, in Fanfulla, 12 febbr. 1897; C. Pericoli Ridolfini, S. Luigi dei Francesi…, Bologna 1967, pp. 133, 136; Mostra documentaria Pietro da Cortona (Arch. di Stato), Roma 1969, p. 24, nn. 185, 187, 189; I. Belli Barsali, Ville di Roma, Milano 1970, p. 408; C. D’Onofrio, Le scalinate di Roma, Firenze 1971; G. Moroni, Diz. di erudiz. storicoeccles., XXVI, p. 233; C, pp. 236 s.; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, V, p. 6.