Living Nature
Ciao a tutti gli amici dell’arte! In consonanza con quanto farà il Festival delle Arti del 9-10 giugno 2017 “Living Nature”, che si terrà allo Spazio Factory del Macro Testaccio, vorrei proporre una riflessione sulla natura, sull’uomo e come quest’ultimo sia spesso capace di oltraggiarla. Molti artisti del XX e XXI secolo hanno trattato questo tema, come ad esempio Giuseppe Penone. Nella serie intitolata Alberi del 1969, egli incide, taglia e lavora delle grosse travi per portare alla luce, a partire dai nodi presenti sul legno, il tronco e i rami originali.
L’artista cerca di restituire poeticamente “l’albero perduto” rintracciandone la struttura originaria con un percorso all’indietro. Intagliando e scavando la trave a partire dai nodi, ovvero le cicatrici dei rami preesistenti, ricostruisce la sagoma dell’albero. È una sorta di risarcimento che l’artista attua nei confronti della natura sempre più minacciata e sfruttata da un sistema economico che non la rispetta.
L’impegno ecologico guida anche diverse azioni del tedesco Joseph Beuys tra cui 7000 querce svoltasi nel 1982 a Kassel nell’ambito di una mostra di arte contemporanea intitolata Documenta VII. L’artista esponente del concettualismo, dopo aver accatastato 7000 stele di basalto davanti alla sede della mostra, invita i visitatori e passanti ad adottare altrettante querce da piantare in diverse zone della città. Accanto a ogni quercia piantata viene posta una stele sottratta al cumolo iniziale, a indicare un rinnovato sodalizio tra arte e natura, uomo e ambiente.
Vi è poi Federico Seppi che con Il lento sciogliersi del ghiaccio ci invita a pensare ai cambiamenti climatici, conseguenza delle azioni dannose dell’uomo sull’ambiente. Riflettendo su uno dei possibili significati della sua opera, si ha l’impressione, osservandola, che il ghiaccio, con la sua continua trasformazione in gocce d’acqua che cadono inesorabilmente verso il basso, scandisca il tempo, quello che ci separa dalla distruzione o dalla salvezza del nostro pianeta.
Analogamente vi è un altro artista che pone l’accento sul cambiamento climatico e fa del ghiaccio il soggetto della propria opera… si tratta di The Ice Monolith, di Stefano Cagol.
«Era il 2013 quando le Maldive hanno presentato il loro padiglione alla 55ª Biennale di Venezia, – ci spiega lo stesso Cagol. – Io sono stato uno dei 17 artisti internazionali che hanno lavorato sul tema del cambiamento climatico, le Maldive sono infatti destinate a essere sommerse dall’acqua, un po’ come Venezia, e questo a causa dell’innalzamento della temperatura del pianeta che comporta la fusione dei ghiacciai.
«Ho collocato la mia opera a Venezia, lungo Riva Cà di Dio, durante i giorni dell’inaugurazione, un blocco di ghiaccio di 1.400 kg proveniente dalle Alpi trentine. Dopo tre giorni l’enorme ammasso ghiacciato si è fuso trasformandosi in acqua, innanzi agli sguardi incuriositi dei passanti.»
Vorrei concludere il post con il lavoro di Su-Mei Tse intitolato L’écho, una straordinaria opera video nella quale una meravigliosa melodia suonata al violoncello ben si accompagna alla visione di uno spettacolare paesaggio montano, che racconta come alle volte l’uomo sia totalmente integrato nell’ambiente che lo circonda, non solo, ma addirittura possa, attraverso la sua presenza e la sua azione, accrescerne la bellezza.
Alice Straffi
Info Festival Nuvola Creativa | Living Nature www.antoniettacampilongo.it