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Vincenzo Calì – Gesti Colorati / Lean (Andrea Leonardi) – Cercare | Doppia personale
28 Gennaio 2012 @ 18:00 - 18 Febbraio 2012 @ 20:00
Vincenzo Calì
Vincenzo Calì nasce ad Aosta nel 1960 e sin da bambino è affascinato dall’arte e dalla pittura, cui si dedica con personale stile di ricerca. Sono le scelte iconografiche e cromatiche a costituire lo spazio ideale della sua sperimentazione.
Per lunghi anni la materia preferita è il colore a olio, “ora distesa a grosse pennellate in cui è facilmente ripercorribile la forza del gesto per quei non finiti e le subitanee riprese, ora raddensata in grumi turgidi di sostanza quasi ad ottenere un effetto decorativo plastico. Il lavoro è sul segno, proposto quale forza prorompente e già ritorta su se stessa, in un ritorno senza stacco sul segno appena tracciato, sulla linea che per prima ha generato e ora si raccoglie per una nuova fioritura.” (Manuela Cusino). In realtà il colore per Calì è vera materia, manifestazione di vitalità fisica. “Il disegno è sacrificato in nome delle squillanti e accese modulazioni della materia cromatica – spremuta dal tubetto e disposta in un fitto arabesco di grosse virgole o spatolata, appiattita con le dita e il palmo della mano o, ancora, stesa a rapidi tratti di pennello -, ma egli lo ricupera e lo nobilità sino al rilievo scultoreo, nel ritmico contrapporsi dei toni, nella sutùra degli audaci accostamenti” (Dionisio Da Pra).
Negli ultimi anni riscopre i pastelli, ideali per integrare il colore nel gesto. L’entropia dello scarabocchio fa nascere le forme, e una serie di tratti scomposti afferma il colore. Calì ama partire dalla noiosa perfezione del disegno realizzato a regola d’arte per poi sporcarlo fino a renderlo vivo. Vira verso soggetti familiari, celebri ritratti di personaggi del passato accostati a icone del nostro tempo come gli eroi dei fumetti o gli oggetti tecnologici del nuovo millennio, per riportarli nell’olografica rappresentazione del mondo, in cui tutto è uno.
Calì ha esposto in Piemonte e Valle d’Aosta, regioni nelle quali si trovano le sue opere presso collezioni private. Vive e lavora ad Aosta in Regione Borgnalle
Lean ( Andrea Leonardi)
L’approdo al mondo delle arti figurative di Lean (Andrea Leonardi) non è stato casuale. Egli, di origini siciliane, nasce casualmente a Catania, avendo la madre voluto farlo venire al mondo in casa del nonno Andrea, incisore. Immediatamente dopo, la famiglia rientrando a Roma, inizia a vivere nella capitale. Il padre, Arcangelo Leonardi (1916 – 1990), pittore, ha esercitato con successo e concreti riconoscimenti la professione artistica.
La Roma del giovane Lean è quella della zona di Caracalla, cui si aggiunge la frequentazione di Via Margutta e degli atelier della scuola romana. Dunque, una fanciullezza ed una adolescenza dove l’amore per il bello e la passione per l’arte sono il pane quotidiano
Nel 1968 ha fondato ed edito a Roma, con il padre, la rivista AL2 – mensile di arte, cultura e attualità, validata da importanti firme critiche e diffusa presso gli Istituti Italiani di cultura all’estero. Con la famiglia ha gestito una galleria d’arte, dedicata alle tendenze di artisti d’avanguardia ed all’arte contemporanea. Ha scritto recensioni ed articoli, pubblicati su riviste e periodici locali.
Lean ha nel cuore l’amore per i colori del meridione, sebbene rivisitati con toni più vivaci, il senso grafico e la capacità di sezionare l’ambito pittorico.
L’attuale poetica dell’artista si fonda sulla costante ricerca di legami. Il modulo, che si ripete nelle opere, è la mano, vero perfetto meccanismo naturale, con i suoi movimenti, le sue pieghe, le sue manifestazioni espressive.
Per l’artista le mani rappresentano l’umanità. Nello spazio pittorico compaiono anche i fili, che rappresentano proprio quegli attesi legami, il trovare altri, i rapporti consolidati o che si interrompono, le speranze, che percorrono lo spazio pittorico, e lì non si fermano, cercando equilibri e dividendo campi cromatici. I fili sono anche il passato che torna, ma che non deve condizionarci; il presente, che non conta, poiché possiamo mutarlo; il futuro, che è ciò che ci attendiamo ed è l’importante.