In questa opera, Renè Magritte ritrae una particolare scena in cui la bella rosa sembra superare la stanza e catturare la completa attenzione degli spettatori al punto che i dettagli della stanza e il paesaggio innevato fuori sono trascurati.
L’ispirazione per “La tomba dei lottatori” ha origine da una conversazione che Magritte ha avuto con Harry Torczyner, un avvocato di New York e poeta nel 1960 legato ai pittori tachisti dell’Unione Sovietica. Il Tachisme è uno stile francese della pittura astratta che è simile al surrealismo, ma che Magritte non apprezzava. Disse a Torczyner, “loro dipingono bianco su bianco, e credono che questo sia una conquista”.
In risposta al licenziamento di Magritte, Torczyner lo sfidò a dipingere, “una rosa bianca, in una stanza bianca con una finestra che guarda su un paesaggio coperto di neve”. Magritte invece produsse l’opera usando il bianco il meno possibile. Perché Magritte ha scelto di modificare la sfida? Dipingere la rosa con un “rivoluzionario” rosso invece che bianco era la sua idea di riconoscere il viaggio di Torczyner in Unione Sovietica, e l’ottobre rosso che ha permesso ai bolscevichi di governare la Russia. In tal modo il pittore fa di questo lavoro un ritratto piuttosto eloquente dei suoi sentimenti del momento.
Il titolo, che Magritte ha preso da un romanzo dello scrittore simbolista francese Leon Cladel, “Ompdrailles, Le tombeau des luteurs”, allude al fatto che come la rosa, i combattenti sono qualcosa di “grandioso” e riempiono la tomba con le loro lotte.
Alice Straffi