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L’ Arte rende sacro IMG_0019

Di primo acchito, “Ti riciclo in arte” può suonare una sorta di affermazione contraddittoria o paradossale. Quasi in automatico, all’ idea di “prodotto artistico” viene ipso dicto associata quella di novità, originalità ed unicità, senza che peraltro questo passaggio logico sia pacificamente assodato e condiviso. A ben pensarci, è una bella responsabilità affermare scientemente tale associazione, dacché hanno decretato da Duchamp in poi scuole, maestri ed epigoni dell’arte trovata e ritrovata; anzi, quello dell’innovazione è per definizione un valore sfuggente transitorio contingente, a volte arlecchinesco, un po’ una pezza a colore, inadatto quindi alla impassibile perennità dell’Arte. Però tant’è; e perciò accostare “arte” (uguale “novità”) con “riciclo” (uguale “uso più volte la stessa cosa”) va a sembrare un sottile controsenso. Ma invece poi, appunto a ben guardare, le due cose stanno così bene insieme che sono intimamente legate da che mondo è mondo. Credo si possa convenire, il prodotto d’Arte non è null’altro che un esito di metamorfosi, un prendere e fare altro, e poi in aggiunta, un utilizzo ed una sublimazione del superfluo, un “secondo livello di lettura”, un sovrappiù di senso che, per genialità di chi lo immette, e per sensibilità di chi lo riscontra, viene ad incorporarsi all’opera dell’Uomo. Ordunque, a voler fare dell’ironia di bassissima lega, si potrebbe dire che l’epoca attuale è fortunatissima, perché mai come ora l’Uomo ha tanto materiale adatto e pronto per l’espressione della sua creatività. Perché oggi come oggi, proprio lo scarto ed il superfluo, la spazzatura e l’oggetto usato, sono sì il problema sociale, economico, sanitario, ecologico che ben conosciamo, ma sono anche occasione e realtà per l’imporsi di stile e di linguaggio, di comunicazione e di relazioni, più brevemente, sono diventati materiali per l’Arte.

E qui il discorso si complica, o meglio si articola in modo interessante. Sempre a prima vista, l’azione che il sistema artistico sta svolgendo avendo come punto di attenzione i consumi e le relative conseguenze, sembra principalmente essere un’azione di denuncia e di allarme. Non è proprio così. E questa mostra ne costituisce una buona e significativa evidenza. Ogni opera d’Arte rende sacra se stessa, riveste la materia di cui è fatta di quell’aura misteriosa e seducente, di quell’alone metafisico e spirituale che santifica e rende taumaturgico il tocco. Manzoni (Piero) docet.IMG_0076

Dunque stiamo attenti. Da un lato, tutti abbiamo presenti l’assillo ecologico, il problema dei rifiuti e di una civiltà globalizzata soprattutto nella corsa al consumo, le prospettive catastrofiche di un pianeta diviso fra aree, sempre più ristrette, di riserve naturali, ed immensi territori destinati a discarica, occupati da impianti di trasformazione, stoccaggio, termodistruzione dei rifiuti. Dall’altro, questa invadenza sta assumendo il tenore di un’assuefazione, di un Matrix che omologa ed anestetizza, lenisce e trasfigura le nostre schiavitù, ce le restituisce indispensabili, ce le ritorna persino belle. Gli artisti assumono dunque la scoria come moderno materiale di creazione, lo reimpiegano in funzione estetica prima che di messaggio, e così ridanno il senso alla materia, riconducono, proprio con le loro operazioni visionarie inventate astruse, ogni materia alla sua essenza primaria, alla sua corporeità più o meno malleabile, alla constatazione che quanto è ferro, legno, vernice o plastica, sempre ferro o legno o vernice o plastica rimane. La funzione di un oggetto può terminare, il logorio può più o meno farne cessare l’uso o l’apprezzamento, ma non ne può annullare l’essenza. E quindi la persistenza (bramata) dell’Arte sfida e gioca la persistenza (deprecata) della materia (almeno di quella sovrabbondante ed inutile).

Ecco dove ci porta il lavoro degli artisti, di tutti questi artisti, come al solito, a ragionare sull’entità delle cose, delle azioni, dei tempi. L’Arte, come deve essere, guarda al mondo da un altro punto di vista rispetto al superficiale senso comune, cerca per istinto ed indole propria cos’altro c’è dietro la facciata, il primo sguardo, l’idea non ragionata. Questa raccolta di materie riciclate, ri-digerite, masticate e ruminate, sono opere diverse perché utilizzano un diverso linguaggio per esprimere un diverso sentire. Non è meramente una recidiva alla centralità concettuale della materia, che è stato obiettivo per l’Arte povera; né alla pura oggettivazione dell’oggetto, a cui si applicò il Nuovo Realismo; né, tanto meno, alla luminosa ossessione della merce, dello status symbol e dell’immagine, come ha messo in luce la Pop Art. E qui sarà pure evidente la ricerca “in fieri”, alcune idee e realizzazioni dichiarano una beata acerbità. Ma è un’acerbità appunto ingenua, fresca e vitale ed energica come può esserlo solo la voglia di creare e di urlare e di far vedere al mondo di che pasta è fatto questo tempo. Dalla materia si possono tirar fuori sogni e lucidità, si può, come in questo caso, sublimare problemi ed angosce in una miriade strabiliante di armonie, e proprio attraverso tale sublimazione renderli presenti alla coscienza, evidenti e rinfacciati, denunciati e costantemente ricordati all’attenzione.

(francesco giulio farachi) 

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IMG_0002A cura: Antonietta Campilongo
Progetto di  N    E    W    O    R    L    D   ART
Idee e progetti per un mondo sostenibile
Testi: Francesco Giulio Farachi
Presentazione: Pier Maurizio Greco
Artisti:
Simona Abruzzini, Roberto Angiolillo, Rosella Barretta, Gian Paolo Bonani, Sara Bonetti, Elena Bonuglia, Nello Bruno, Maria Cecilia Camozzi, Antonietta Campilongo, Adriana Cappelli, Silvia Castaldo, Antonella Catini, Enzo Correnti, Anna Costantini, Arianna De Benedittis, Paola de Santis, Alfredo Di Bacco, Daniela Foschi, Ambrogio Galbiati, Marco Gerbi, Pier Maurizio Greco, Laura Leo, Loris Manasia, Gabriella Marchi, Stefano Marziali, Mariella Miceli, Juan José Molina Gallardo, Sante Muro, Giovanni Novi, Aldo Palma, Simonetta Pizzarotti, Elettra Porfiri, Loredana Raciti, Fiorella Saura, Gianluca Tamorri, Antonio Taschini, Daniela Viglioglia, Giuseppe Viglione, Zago, Zoro.

 

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