Project Description
Philippe Daverio
Viaggio in Sicilia, Palermo, Galleria Nuvole, 2005
…Nei comodi giorni nostri non è la densità della paura a fare abbandonare la città, ma il disagio provocato da una ansia sottile. E il motivo ne è quindi molto più complesso. E’ legato al fatto che la città non serve più molto all’arte, anzi forse ne limita la libertà espressiva perché tende a condizionarla secondo gli unici parametri che conosce, che sono parametri puramente commerciali. I pochi tavolini da bar non ancora requisiti dalla happy hour si sono spostati in mille luoghi che hanno la fortuna di potere esistere perché legittimati dalla loro consistenza leggera. La comunicazione ha tolto per fortuna ogni tipo di barriera. E la cosa è forse ancora più definitiva: quella necessaria sensazione di appartenenza ad un mondo speciale, a quello dove si inventa o si distilla l’arte, è più facile ritrovarla in simposi temporanei, dove le esperienze si possono confrontare, se lo vogliono, o possono rimanere puramente coesistenti, se lo si preferisce. Ecco ciò che è successo l’estate scorsa all’Ulmo, quando tre artisti siciliani si sono trovati ad incontrare, per arbitrio dei curatori, cinque artisti appartenenti al continente, non italiano ma europeo… …E poi Giorgio Ortona l’architetto che piace tanto al mio amico Vanni Pasca perché del mistero dell’architettura racconta il momento ad alto pathos della costruzione e del calcestruzzo…
Luca Beatrice
NoLand-la sparizione del paesaggio, Busto Arsizio, Fondazione Bandera per l’Arte, 2009
…Chi credeva che la pittura di paesaggio fosse morta, può essere felicemente smentito. Una carrellata di immagini, urbane ma non solo, racconta un’urgenza che sembrava superata dai tempi della pittura impressionista en plen air. L’uomo questa volta non c’entra – letteralmente parlando – e il paesaggio acquista centralità là dove pareva averla persa: l’umanità in apparenza esclusa è il fantasma che anima gli eleganti frammenti di orizzonti, luoghi e non luoghi, che hanno ufficialmente superato antropologiche categorie, in vista di una rinnovata lettura dello spazio, più sentita e meno viziata… …La presenza umana, anche se per lo più negata nei quadri esposti, c’è; in alcuni casi solo accennata da un passante, da una gru all’orizzonte, da primitive apparizioni su sfondi avveniristici. La vitalità non è chiassosa, anzi si materializza nel silenzio… …architetture dense e campite di città subito riconoscibili come italiane (Petrus, Ortona, Reggio)… …La pittura, rinnovata nello stile e nel suo abecedario linguistico, torna a raccontare il mondo per immagini. E del mondo ripresenta la natura e la città con uno sguardo non più solo curioso, ma partecipe…
Ludovico Pratesi
Cantieri romani, Roma, Galleria Comunale d’Arte Moderna e Contemporanea, 2001
…Proprio per documentare questo difficile passaggio tra la Roma del passato e quella del futuro è nata la mostra Cantieri Romani, ideata da Arnaldo Romani Brizzi, che si propone appunto di eternare il periodo dei cantieri precedente all’apertura del Giubileo con venti opere firmate da artisti contemporanei di diverse generazioni, dai grandi maestri ai giovanissimi, che vanno ad aggiungersi ai dipinti “storici” già di proprietà della Galleria Comunale d’Arte Moderna, e che hanno documentato, grazie al talento di artisti come Mario Mafai, o Afro (tanto per citarne alcuni), i cantieri delle demolizioni aperti negli anni Trenta per far nascere arterie come via dell’Impero (poi via dei Fori Imperiali) o via della Conciliazione. Insieme ad Arnaldo Romani Brizzi abbiamo scelto venti artisti, invitati ad interpretare i grandi cantieri del Giubileo, ognuno con il proprio sguardo. Così, i pennelli visionari dei migliori rappresentanti della figurazione italiana (Bertocci, Di Stasio, Fiorentino, Gandolfi, Guida, Livadiotti, Ortona, Pignatelli, Reggio e Tulli) hanno descritto con un pizzico di fantasia e una sana ventata di simbolismo una Roma metafisica e surreale…
Gianluca Marziani
PRE-DIZIONE 01. Giorgio Ortona – Seamus Heaney, artemagazine, 2020
Pittura consumata dal tempo archeologico, pittura resistente nella sua fibra minerale, pittura in cui senti la misura fisica di uno spazio tanto percepibile quanto sospeso nelle bolle di una metafisica urbana. Giorgio Ortona è il primo artista con cui raccontiamo la nostra anomala visuale del tempo pandemico: quel giro inaspettato di calendario, un’improvvisa pausa collettiva, la predizione di una società che d’ora in poi affronterà la Natura senza mediazioni morbide, una guerra tra micro e macro dove la centralità vitruviana della nostra misura non sarà più sufficiente per gestire la vecchia idea di normalità. I quadri di questa serie, prodotti nei due mesi di reclusione casalinga, ne sono la misura percepita e veggente: lacerazioni, callosità, calcificazioni, lo spazio che resta limpido nella sua figurazione ma si svuota del suo tempo recente, dei suoi riti prepandemici, recuperando il disegno edilizio e le geometrie urbanistiche, immergendo l’inquadratura nella radice moderna di una Roma mineralizzata. Ortona usa lo sguardo panoramico e la profondità di campo per (ri)ambientare la sua prossimità familiare, dando tangibilità al silenzio dei quartieri, situando l’occhio su una città “palazzinara” che lambisce i rioni storici; una Roma che diventa organismo digestivo e batterico, che ingloba la solitudine di una vecchia Fiat 500, che assorbe i corpi nel suo metabolismo lento ma costante. L’artista romano ci restituisce il naturalismo scheletrico della città dormiente, trovando la perfetta sintonia tra corpi tracciabili e traiettorie della rigenerazione. Un dipingere instabile e proliferante, simile al processo invisibile che conduce alla solidità dei minerali. Una pittura che ingloba la natura stessa del virus, levando enfasi al caos informativo, ridando centralità alla posizione dei singoli esseri umani, alle polarità magnetiche di ogni singola entità nel disegno urbano.
Giorgio Ortona nasce a Tripoli (Libia) nel 1960.
Consegue il Diploma al Liceo Artistico di Roma.
Consegue la Laurea in Architettura presso l’Università degli Studi di Roma.
Consegue il Diploma del II Corso Internazionale di Pittura dall’Università di Cadice (Spagna).
Vive e lavora a Roma.